L'appetito vien mangiando e allora mangiamo.
Era un po' di tempo che non andavo nella pagina delle recensioni di WinGuido. Ci sono tornato oggi 5 novembre 2003 ed ho trovato gli stessi articoli che da sempre ormai ammuffiti e inattuali, la popolano.
Non voglio iniziare una predica sulla importanza della partecipazione, sul valore della scrittura, sul modo di restituire gratuitamente a questo programma ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto.
Ciascuno fa ciò che può, che sa, che vuole. Nuove forme di interattività, penso ai cruciverba, si sono aggiunte alle precedenti, ora ciascuno ha, realmente e semplicemente l'occasione di riempire con un suo inconfondibile tocco il mosaico di questo programma e molti lo stanno facendo.
Quello del cruciverba non è solo un espediente; non è solo un giochino innocente. direi che è un dito che indica la luna: la nuova frontiera che ci poniamo, la nuova sfida che ci troviamo a dover affrontare;: in una parola l'interattività.
Un utente che può realmente e non ha chiacchiere divenire attore, protagonista, recitare su un canovaccio scritto da altri, o divenire egli stesso regista, scrittore di una sua commedia su cui altri, poi si esibiranno.
Spesso le cose più serie iniziano per gioco: non ci sono i giochi e le cose serie, ricordo quando andavo a lezione di estetica il professore disse che ciascuno di noi, mentre gioca è ad un tempo giocato.
Non vuol dire che ti stiamo fregando: significa che quando tu giochi accetti di metterti in gioco. Infondo anche questo programma è iniziato per gioco, ed è bello vederlo come un grande gioco: partito dalla esigenza di poche, se non di una, persona è oggi ciò che tu puoi usare e giudicare.
L'invito che faccio è appunto quello di mettersi in gioco, di iniziare a chiedersi seriamente quale può essere la mia parte nello sviluppo di questo sistema.
Non scrivo questo per il programma, ma lo scrivo per chi legge queste righe: allora si che il programma sarà utile e avrà raggiunto il suo vero scopo.
Quando Guido ha fatto questa diavoleria voleva due cose: che il non vedente risolvesse questo o quel problema pratico, che leggesse i giornali, che scrivesse e potesse consultare le note in un testo ecc.
Questo scopo diciamo che lo stiamo raggiungendo, fermo restando che non lo raggiungeremo mai totalmente e questo tendere è il fascino della nostra avventura.
Ma Guido voleva una altra cosa: e qui, mi pare, siamo molto più indietro.
Voleva che la sua creatura virtuale, il suo tanto tempo che ci perde, fungessero da stimolo e che quel tempo venisse ritrovato e moltiplicato da persone magari a lui ignote, come occasione.
Occasione di impegno, di scoperta o di riscoperta di abilità sopite, perdute, mai acquistate. e allora ecco la mia sfida.
Una sfida garbata, cortese. Lettore, raccontaci cosa è stato per te questo programma, quali abilità ti ha fatto scoprire o riscoprire, e ciascuno ci parlerà del suo incontro con questo programma, e parlandoci di questo, renderà unicamente ricca questa pagina.
Unicamente perché solo lui può dirci come e perché ha incontrato questo programma. Ma soprattutto cosa ci ha visto dentro, oltre la pratica.
Già la pratica. I tiflologi di professione sono ossessionati dalla pratica. come se l'integrazione fosse la acquisizione di abilità tecniche. Se fosse in questo modo i ciechi sarebbero tutti grandi manager, direttori generali di aziende, uomini e donne in carriera docenti universitari.
Esagero, ma voglio dire che oggi, da un punto di vista meramente tecnico, con uno scanner e un buon sistema di riconoscimento un non vedente può leggere informarsi divenire più colto e consapevole.
Questo ci dice due cose.
Che la tecnica non basta.
Che ci vuole una fiducia, una consapevolezza dei propri mezzi, una stima di se si accresce certo ad ogni nuova esperienza, anche pratica, ma che precede e motiva tutte le esperienze.
Alessio Conti